12/11/2008
Era il 30 maggio 2008 e il detective d’Aqui stava indagando su un omicidio:”è morto soffocato, dove avete trovato il corpo?’’, disse d’Aqui. ”L’abbiamo trovato dentro la piscina, aveva le mani legate e un peso attaccato ai piedi”. “Come si chiamava la vittima?’’ chiese d’Aqui. ”si chiamava Salvatore Fioretti 38 anni, un miliardario famoso per il gioco d’azzardo e a quanto pare aveva parecchi debiti’’. Il detective entrò in casa e ispezionandola trovò sulla scrivania una lettera di minacce firmato N.R. ”questo N.R. lo doveva conoscere molto bene la vittima. Portate la lettera a farla esaminare e vedete se trovate qualche impronta digitale’’, disse d’Aqui. Intanto i poliziotti stavano interrogando la moglie, che parlò di un amico di famiglia, Nis Rever. D’Aqui si rese conto che le lettere N.R. combaciavano con le iniziali di Nis Rever e così decisero di interrogarlo. L’aiutante di D’Aqui interrogò il signor Rever che, durante l’interrogatorio, parlò di una ragazza che non era sua moglie, ma la sua amante, fece anche il suo nome: Rosy Mascat. D’Aqui disse al suo collega:”trovatemi questa ragazza e portatela da me.” I poliziotti la cercarono ma trovarono solo un indirizzo falso. Allora continuarono le ricerche e la trovarono a casa di una sua cara amica. Dunque le forze dell’ordine la portarono in centrale dal detective. Interrogarono la ragazza per ben due ore, ma non arrivarono a nessuna conclusione, allora d’Aqui controllò l’indirizzo falso e capovolse le lettere, individuando un nuovo indirizzo. Mandò i suoi agenti a controllare il posto, ma trovarono solo un vecchio capannone. Entrarono dopo aver rotto il lucchetto che bloccava l’ingresso e c’era un tanfo come di qualcosa in decomposizione; controllarono e il mal odore proveniva da una botola, l’aprirono e trovarono un corpo. Arrivò il medico legale che controllò il cadavere notando che sui polsi erano presenti delle escoriazioni. “controlla se è morto annegato” disse il detective al medico. Dopo qualche ora d’Aqui ricevette una telefonata dal laboratorio di medicina legale che gli comunicava che avevano trovato acqua nei polmoni e la vittima era il noto calciatore Simon Briglia. “Un calciatore? Che collegamento avrà un calciatore con un miliardario? Eppure l’assassino sembra lo stesso… Il calciatore conosceva la moglie del miliardario e questa poteva essere l’unica cosa in comune, ma come mai le due vittime non si conoscevano?” si domandò il detective. D’Aqui mandò a chiamare la moglie della prima vittima. Dopo qualche ora il detective venne a sapere che la donna si era tagliata le vene e l’avevano portata in ospedale d’urgenza. Intanto il collaboratore del detective andò a cercare la moglie del calciatore assassinato; la trovò a casa sua con un altro uomo. Portarono in centrale sia la donna che l’amante e li interrogarono entrambi. La donna si chiamava Camy Sitin e l’amante si Mimmo Pesci. Dall’interrogatorio della donna si scoprì che Briglia era già sparito da qualche giorno, e pensava che potesse essere sparito con la sua amante, una certa Sary Resti, moglie di Fioretti. Intanto misero sotto sorveglianza Rosy dopo aver trovato il cadavere di Briglia nel suo capannone. La ragazza continuava a dire che non conosceva quell’uomo e di averlo visto una volta insieme a Nis Rever. D’Aqui decise di interrogare il signor Rever. La polizia lo cercò nella sua abitazione, ma trovarono solo una valigia mezza fatta e una macchia di caffè ancora caldo sul pavimento. Poco prima di uscire dall’abitazione sentirono una Ferrari allontanarsi velocemente. La polizia la seguì ma Rever aveva già oltrepassato il confine con il Mexico, quindi non potevano più arrestarlo. Il detective ormai aveva capito che l’assassino era Rever e raccontò al giudice la vera versione dei fatti: ”Fioretti morì la notte del 30 maggio, il giorno dopo del suo compleanno, perché era stato ad una festa molto elegante utilizzando i soldi che doveva restituire a Rever. Invece Briglia, la seconda vittima, la trovammo in un capannone, ma l’assassino pensava che fosse abbandonato e non sapeva che era di Rosy. Il movente invece, era da ricondursi al fatto che anche lui doveva dei soldi a Rever; noi avevamo sospettato di Rosy, perché il capannone apparteneva a lei, ma non era possibile in quanto la ragazza non sarebbe mai riuscita a sollevare i cadaveri e poi gettarli in acqua con dei pesi legati alle caviglie e ai polsi. Dopo diversi anni si venne a sapere che il signor Rever era tornato a vivere nella sua vecchia abitazione. D’Aqui non appena venne a saperlo decise di far riaprire il caso e Rever venne arrestato dopo qualche giorno dal suo ritorno.