01/03/2009
All’inizio del 1935 la famiglia di Joshua, che si era appena trasferita ad Amsterdam, abitava in un quartiere malfamato ma il loro coraggio gli dava forza per sopravvivere in quel posto. Joshua è un ragazzino di 11 anni, che aveva avuto una infanzia difficile, era sempre preso in giro dai suoi compagni di classe perché erano venuti a sapere del modo in cui viveva:i vestiti venivano tessuti dalla madre con degli stracci e abitava in una baracca. Con molta difficoltà decide di continuar ad andare a scuola perché vede un futuro diverso dalla vita che sta conducendo con i suoi genitori e con suo fratello più grande. Crescendo, Joshua pensa che la scuola non gli serva più a niente e decide di abbandonare gli studi. Nel 1938 decide di andarsene da casa, abbandonare la sua vecchia vita e si trasferisce a Dusseldorf con suo fratello maggiore, Jonathan. Appena arrivato là il giovane ragazzo Ebreo e suo fratello iniziano a cercare un lavoro; opo qualche giorno Jonathan ci riesce perché è un ragazzo più grande e con più abilità . Joshua continua la ricerca senza alcun risultato, ma dopo alcuni giorni trova un posto come consegna giornali . Un sabato, giorno di riposo, Joshua e suo fratello decidono di andare a fare un giro fuori dalla città incontrano un nazista che gli chiese un documento, ma i due fratelli ne erano privi; vedendo che non parlavano bene la lingua, il soldato tedesco puntò il fucile alla testa di Joshua; mentre stava per premere il grilletto del fucile, Jonathan, il fratello Joshua, si mise in mezzo; il soldato premette il grilletto e prese in pieno Jonathan, che accadde a terra senza vita. Ioshua cercò di scappare, il soldato lo rincorse, Joshua inciampò, il soldato lo raggiunse e lo caricò sul camion insieme ad altri bambini, tutti condotti in un campo. Arrivati furono messi in una capanna, i bambini avevano freddo e paura. Joshua, ancora sotto shock per quello che accaduto al fratello, non riusciva a parlare nè a mangiare. Una bambina di nome Elizabeth lo notò e comincio a fargli domande senza senso, ma lui lo aveva capito che era un modo per tirarlo su di morale. Dopo un paio di giorni Joshua riesce finalmente a parlare, ma all’improvviso, un soldato entra bruscamente dentro il capannone, prende Elizabeth e minaccia i bambini che se non si fossero mossi l’avrebbe uccisa; così tutti i bambini seguirono il soldato fuori dal capannone e videro che c’era un bombardamento; i bambini spaventati cominciarono a correre e Joshua approfittò per portare via Elizabeth. I due incominciarono a correre ed arrivarono alla foresta in cui Jonathan era stato ucciso. Spaventati si rifugiarono dietro un albero così da non farsi notare, intorno a loro c’erano altri bambini che erano riusciti a scappare; tutti impauriti ed infreddoliti come Joshua ed Elizabeth. Passò un giorno e tutti i bambini, compresi Jonathan e Elizabeth, si misero in viaggio per cercare un villaggio. Vagarono in quel bosco per tre giorni e due notti finchè in lontananza videro un paesino che non era ancora stato attaccato dai nazisti. I bambini, affamati, si misero a correre e a ridere. Elizabeth e Joshua, ormai diventati inseparabili amici, riuscirono a sopravvivere fino alla fine della guerra. Il giorno in cui arrivò la notizia al villaggio, Joshua si mise a piangere, ma non perché fosee triste della morte del fratello o di altre persone a lui care, ma perché era felice che la morte del fratello non fosse stata vana alla sua salvezza e a quella di Elizabeth.