08/10/2009
Londra, anno 1817. Nella profonda oscurità londinese della prima metà del XIX secolo, un corpo giaceva senza vita sulle sponde del Tamigi, a qualche centinaio di metri dal Tower Bridge. Scotland Yard era già sul posto per effettuare misurazioni e rilevamenti sul cadavere; il direttore delle operazioni era John Trainor, uno dei più stimati e rispettati ispettori della polizia Britannica. Trainor individua nella penombra un bisturi sporco di sangue, probabilmente appartenuto all’assassino. Il cadavere, intanto, era stato portato all’obitorio dove viene, con scrupolosa attenzione, esaminato dal medico legale e dall’ispettore. Il corpo presentava diversi squarci nella parte addominale, probabilmente provocati dall’uso di un’arma a corto raggio, ipoteticamente un bisturi. La vittima era di sesso maschile avente più o meno una trentina d’anni con evidenti segni di malnutrizione e maltrattamento; identità ignota. John Trainor, da buon detective, decide di cominciare dai testimoni; nell’area, la notte dell’omicidio, vi era soltanto una giovane donna che tornata dal lavoro aveva visto sull’altra sponda del fiume un’ombra, che colpiva ripetutamente un corpo ormai quasi senza vita. Quell’ombra possedeva uno di quei comuni cilindri e un lungo e scuro impermeabile. Il detective, raccolta la testimonianza, decide di ispezionare tutti i laboratori di ricerca medica in funzione quella notte; sono molteplici, il lavoro dura diversi giorni quando, in Robinson’s road, l’ispettore e gli uomini di Scotland Yard perquisiscono il seminterrato di uno di questi laboratori in cui vi era accesso soltanto da una porta murata. Dopo aver superato le scale si presenta loro un’orribile visione, un corpo mutilato e squartato, inoltre, sulle pareti, vi erano numerose macchie di sangue e sul pavimento strumenti di ogni tipo imbrattati di sangue, mentre in fondo alla stanza delle celle erano depositati altri corpi senza vita. Gli agenti non esitarono ad arrestare gli assistenti chiaramente coinvolti in quel massacro. Il detective intuisce che l’assassino e la vittima provenivano dal quel laboratorio e, dopo ore di interrogatorio, uno dei collaboratori parlò, confessò a Trainor l’ubicazione e l’indirizzo del loro mandante, il dottor Knox, che da tempo pagava quei giovani apprendisti perché portassero nel seminterrato corpi appena deceduti, presumibilmente per sperimentare nuove tecniche operatorie. L’ispettore e la sua squadra si diressero con tempestività sul luogo descritto dagli assistenti; era una via costellata di imponenti ville Tudor. Al numero 3 di Pennsilvania’s road vi era la casa dell’omicida. Entrati si accorsero dello sbattimento della porta in fondo alle scale; superata, non con poca difficoltà, si trovarono davanti il cadavere dell’assassino immerso in una pozza di sangue. L’incubo era finito, ma nessuno poteva riportare in vita le povere vittime uccise e mutilate dalla pazzia e crudeltà di quell’uomo.