25/09/2012
In un caldo pomeriggio d’estate, mentre il mio fidato assistente mi preparava la valigia, ricevetti una chiamata apparentemente piacevole con cui, il mio caro amico d’ infanzia, Manuel, mi chiedeva se quel pomeriggio avremmo potuto incontrarci per discutere d’affari. Io acccettai volentieri così ci demmo appuntamento al bar del centro; dopo pranzo mi vestii e mi recai nel luogo prestabilito, dove vi trovai Manuel, vestito in giacca e cravatta con un aria apparentemente agitata. Non ebbi neanche il tempo di ordinare un caffè, in quanto iniziò subito a parlarmi di ciò di cui mi sarei dovuto occupare. Mi chiese se gli avessi potuto fare un favore; io, ovviamente, risposi di sì. Mi spiegò che la moglie negli ultimi tempi si comportava in modo molto strano; tornava tardi la sera; saltava il lavoro a sua insaputa; ogni volta che usciva si vestiva in modo elegante. E poi aggiunse che tra di loro non c’era più lo stesso rapporto, quindi, mi chiese di investigare e scoprire se avesse un amante. Accettai anche se sapevo che avrei dovuto rinunciare al mio viaggio. Tornai a casa e iniziai a meditare. Il giorno dopo andai da Manuel per trovare degli indizi. Notai, immediatamente, che in casa c’era un tavolo con un bellissimo mazzo di carte da poker e parecchi trofei. Entrai nella loro stanza da letto, esaminando attentamente ogni particolare. Trovai un capello biondo che non poteva certamente appartenere a Manuel, perché era castano e nemmeno alla moglie, in quanto i suoi capelli erano corti e scuri . Subito mandai in laboratorio il capello, con il mio collaboratore, Marco Lista, per farlo esaminare, e scoprii che apparteneva a un certo Luis Mec. Quello stesso giorno interrogai la moglie Laura Loisel, che mi confessò disperatamente che sì, aveva un amante, ma che non aveva il coraggio di dirlo al marito perché per paura della reazione che avrebbe potuto avere. Il giorno seguente raccontai tutto quello che avevo scoperto a Manuel, che andò su tutte le furie. E, ritornato a casa, rubò dalla rubrica della moglie il numero di Luois Mec. Gli diede appuntamento in un vicolo buio alle 23.30 di quella stessa sera. Alle 22.30 entrò prima in un ferramenta, affianco al vicolo e comprò del veleno per topi. Alle 23.30 iniziò a parlare amichevolmente con Luis. Poco dopo gli offrì da bere e, di nascosto, gli versò dentro il veleno, che aveva acquistato poco prima. Nascosta la vittima in un bidone della pattumiera e fate sparire le tracce del bicchiere utilizzato, se ne andò silenziosamente. Un uomo, che stava passeggiando tranquillamente, decise di buttarci delle buste, scoprendo così il cadavere. Io fui subito avvertito. Poco dopo arrivai sul luogo del delitto e poco distante dal bidone trovai una carta da poker con su scritto un nome indecifrabile con del sangue. Non capii cosa avesse avuto intenzione di comunicarmi l’assassino, così portai il corpo nel mio laboratorio per farlo esaminare, per scoprire la causa della morte. Scoprii che era stato avvelenato con veleno per topi e quindi andai dal ferramenta posizionata vicino al vicolo e chiesi al negoziante tutti i nomi delle persone che avessero acquistato il veleno in quella sera. Mi misi a letto per riflettere ma purtroppo mi addormentai immediatamente. La mattina seguente andai a casa di Manuel e trovai la moglie deceduta sul letto con vicino ancora una carta da poker, solo che stavolta la vittima era stata accoltellata. Non avendo l’arma del delitto da far esaminare tornai impaziente a casa per cercare di far luce sul caso. Trovai delle informazioni tramite delle colleghe della vittima che mi dissero che la sua rivale era Carlotta Forestier , anch’ella innamorata perdutamente Luis. Dopo, nonostante un lungo interrogatorio, non riuscii a ricavarne niente. Quella sera stessa trovai la donna sdraiata sul portone di casa con una pallottola conficcata nella nuca e ancora una volta trovai una carta da poker. Ad un certo punto ebbi un’illuminazione, mi recai immediatamente a casa di Manuel e controllai le carte da poker a cui lui teneva molto e notai che ne mancavano tre. Così capii che dietro quella storia non poteva esserci altri che Manuel. Lo invitai a casa mia dove trovò anche il commissario di polizia. Dopo un bel the caldo spiegai come avessi svolto le indagini a sua insaputa e chi avevo scoperto l’assassino. Non appena lo smascherai mi mise contro un pistola, ma intervenne il commissario che lo arrestò.