24/09/2012
Questa mattina mi sono svegliata a causa del suono del mio telefono. Era il mio capo che mi chiedeva se avessi potuto risolvere un caso; cosi adesso sono in questa casa dove si è svolto l’assassinio di Chiara Bentivenga. La vittima abitava da un anno con suo fratello Simone, perché esattamente un anno prima i loro genitori erano morti in un incidente stradale. Simone odiava Chiara perché i genitori le avevano lasciata l’eredità, però era stato costretto a prenderla in custodia, perché ancora Chiara non era maggiorenne. L’assassinio si era svolto la sera della festa del diciottesimo compleanno di Chiara. C’erano due sospettati: Alessandra con cui Chiara non andava d’accordo (anche la sera della festa avevano avuta una discussione) e Simone (causa l’eredità). Giulia, l’investigatrice, andò a ispezionare il cadavere di Chiara, ma non vi trovò ferite. Si avvicinò alle labbra del cadavere e notò che erano viola; segno del cianuro. Ora doveva solo capire chi fosse stato tra i due: Alessandra con cui aveva parlato prima di entrare nella stanza dove si trovava il corpo di Chiara; e Simone che era chiuso in camera. La ragazza le aveva spiegato subito il rapporto che aveva con la vittima, molto travagliato. Infatti, da piccole Chiara e Alessandra erano molto amiche, passavano il tempo sempre insieme, fino a quando iniziarono le scuole medie. Chiara iniziò a cambiare, a diventare vanitosa e anche un po’ odiosa, ma Alessandra era convinta che fosse dovuto alla crescita, però le cose peggiorarono quando la mamma di Chiara iniziò a confrontare i voti che prendeva a scuola Chiara con quelli di Alessandra e adulava quest’ultima, chiedendo a sua figlia perché non fosse brava come l’amica. A Chiara questa cosa non andò giù e iniziò ad allontanarsi sempre di più da Alessandra facendole molti brutti scherzi e cose cattive. Io, anche se sono una detective alle prime armi, sono riuscita a capire che Alessandra ci teneva veramente a Chiara e che forse non sarebbe riuscita a ucciderla, tuttavia dovevo ancora trovare delle prove. Andai in cucina dove trovai bicchieri e altre stoviglie sporche. Iniziai ad esaminare tutti i bicchieri e ne trovai uno ben nascosto –era stato messo lì di proposito - mi infilai i guanti e lo presi in mano; notai alcune macchie, in quel bicchiere era stato messo del cianuro per uccidere Chiara. Adesso non dovevo fare altro che recuperare le prove del dna da Simone e da Alessandra. Se Alessandra era innocente mi avrebbe subito dato un suo capello da analizzare, mentre Simone mi avrebbe ostacolato. Bene, il capello di Alessandra è preso, è stata un po’ tentennante, però alla fine me l’ha dato e adesso stiamo andando io e lei nella camera di Simone, lo farà uscire da lì e io andrò a vedere se sul suo cuscino c’è qualche capello. Simone non voleva assolutamente uscire dalla stanza, allora ho iniziato a minacciarlo di chiamare la polizia, e anche senza prove l’avrei fatto arrestare. Così lui è sceso a parlare con Alessandra, a quanto sembrava si conoscevano bene. Trovato quello che cercavo, sono andata in laboratorio dove ho fatto le analisi del dna: bicchiere e capelli li ho chiusi tutti in tre buste differenti. Mi ci sarebbe voluto qualche giorno per ottenere i risultati.
Passati due giorni esatti, sono arrivati i risultati. Caso risolto. Oggi andrò in casa Bentivenga insieme alla polizia e così arresteremo il colpevole. Arrivati, non troviamo nessuno, ma sono sicura che Simone è chiuso in camera sua. I poliziotti forzano la porta della sua camera e lo arrestano io, intanto, mi preparo a spiegare come si sono svolti i fatti. Simone, la sera della festa di sua sorella, aveva programmato tutto, invitando anche Alessandra, che Chiara non sopportava, per far si che i sospetti ricadessero su di lei, dato il violento litigio che c’era stato poco prima tra le due ragazze. A un certo punto Simone passò vicino alla camera di sua sorella e notò che lei era dentro, con un buon pretesto entrò e le offrì un bicchiere di ipotetica acqua. Chiara bevve tutto d’un sorso e subito cadde morta sul pavimento. Simone, soddisfatto, prese il bicchiere e lo portò in cucina, lo nascose bene e tornò alla festa, non accorgendosi però di essersi fregato da solo, perché prima di far bere sua sorella in quel bicchiere, lui ci aveva bevuto un drink e lì la sua saliva aveva lasciato impronte del dna.
Giulia dopo il suo primo caso diventò una detective di grande successo.