01/11/2012

Un giorno, a Roma, arrivò un ragazzino arabo. Il suo nome era Ahmed e aveva 11 anni. Si era appena inserito nella classe di Paolo e tutti lo prendevano in giro per il colore della sua pelle e per il fatto che, non sapendo parlare bene l’italiano, balbettava. Ogni giorno tornava a casa piangendo e dicendo di non voler ritornare a scuola. Un giorno, però, il suo compagno di classe, Paolo, decise di essergli amico, nonostante gli altri lo evitassero. Sempre a scuola, come al solito, i compagni di classe iniziarono a prendere in giro Ahmed, ma questa volta Paolo volle difenderlo e disse agli altri: ”cosa avete voi che lui non ha?”, “è uno proprio come noi”, ma loro ribatterono dicendo: ”beh, noi abbiamo la pelle rosa”. Paolo rispose: “beh, è fortunato, perché è sempre abbronzato”. Gli altri scoppiarono a ridere e Ahmed, pensando che anche Paolo lo stesse prendendo in giro, si offese e se ne andò. Ma le intenzioni di Paolo erano buone. Poi Paolo cercò di spiegare alla classe che Ahmed stava vivendo un periodo difficile in famiglia e soprattutto nella relazione con gli altri. Quel suo discorso colpì i compagni tanto che iniziarono ad avvicinarsi ad Ahmed, per conoscerlo. Il giorno seguente Ahmed rimase stupito dall’accoglienza che gli riservarono i compagni, ma restò comunque deluso dall’atteggiamento - da lui frainteso - che aveva tenuto Paolo il giorno precedente. Ma subito dopo Paolo andò a scusarsi di quello che era accaduto. Ahmed lo perdonò e da lì, la loro amicizia non incontrò più ostacoli.