10/10/2013
Erano le 8:15 di una tranquilla mattinata di agosto e l’agente King, assieme a suo figlio, James, arrivarono nella hall dell’albergo”Tropius”, per fare colazione. L’agente King era un uomo di quarant’anni, capelli marroni,occhi verdi e senza barba; suo figlio era un ragazzino di 14 anni che assomigliava molto al padre. L’unica differenza era il colore degli occhi, neri come la pece; il ragazzo aveva uno sguardo penetrante,era indubbiamente uno molto sveglio e intelligente. L’agente King faceva parte della polizia di S.Francisco, ma in quel periodo non era in servizio ed era andato con il figlio in vacanza in quell’albergo. Finita la colazione si sedettero sul divano della hall per riposare, prima di tornare in stanza. All’improvviso, dall’ascensore, uscì un ragazzo gridando a squarciagola che, sua moglie, era stata accoltellata e che l’aveva trovata morta, distesa in stanza. La notizia gelò tutti i presenti e nella hall rimase un silenzio tombale. I ragazzo contattò il 911 che, in pochi minuti, arrivò e insieme all’agente King si recarono nella stanza numero 165, luogo dell’accaduto. Aprirono la porta e videro il cadavere della poveretta, steso sul tappeto della stanza, accanto c’era un coltello ancora sporco di sangue, conficcato nel tappetto, affianco al corpo e sotto c’era un foglio con su scritto il numero 282. La polizia chiuse la stanza in attesa della scientifica. James arrivò dopo 10 minuti circa, cercò di entrare nella camera, ma per sua sfortuna era chiusa, così scese nella hall, rubò la chiave della camera ed entrò:il corpo era ancora lì al suo posto e anche il coltello. Doveva fare in fretta perché la polizia, con la scientifica, sarebbe arrivata da lì a poco. James esaminò a fondo la scena del crimine nei minimi particolari:l ’arma del delitto era indubbiamente il coltello; e la vittima era stata uccisa con una coltellata al petto. La cosa strana era che, l’arma del delitto era stata lasciata lì e soprattutto quel numero che cosa significava? James lasciò la stanza appena in tempo. Infatti, dopo pochi minuti, la scientifica arrivò ed esaminò la scena. Quella stessa sera, andando a letto, James ci pensò e ripensò fino ad addormentarsi.
La mattina seguente, insieme suo padre, fecero colazione in stanza, poi scesero nella hall, dove la polizia aveva cominciato gli interrogatori, da cui ovviamente non aveva ricavato nulla. Poi la il cadavere fu portato via, ma per sicurezza il marito della vittima era stato spostato in un altra camera, la numero 282, sorvegliata da un agente della polizia 24 ore su 24. Quando James lo venne a sapere, subito si ricordò di aver visto quel numero sul biglietto lasciato dall’assassino nella camera 165. James era preoccupato, aveva un brutto presentimento, ma non sapeva bene il perché. La giornata passò tranquillamente e James si addormentò ancora con quel brutto presentimento. Arrivò così la mattina seguente. Una volta sveglio, James si accorse che suo padre non era più in stanza, così si vestì e scese nella hall; suo padre era lì che parlava con due agenti della polizia, poi lo vide prendere l’ascensore. James scese per le scale e salì fino a vedere suo padre uscire dall’ascensore ed aprire, sempre insieme ai due agenti, la stanza numero 282; si avvicinò e vide un cadavere sul tappeto. Quel cattivo presentimento si era avverato: un altro morto. James era sconcertato e, senza farsi vedere da suo padre, entrò nella camera, si nascose e una volta che suo padre uscì, lui saltò fuori e iniziò a osservare attentamente la scena del crimine: stessa arma, stesso modo di uccidere e guarda caso, la stanza 282 era quella del marito della vittima della stanza 165. Ma la cosa più strana era che, la guardia non c’era più. Era impossibile che la guardia fosse andata via di sua spontanea volontà, senza ordine del comandante...questo voleva dire che anche la guardia era morta, ma come era possibile? La guardia era armata ed anche ben addestrata. Tutto era troppo strano.
Ma la soluzione del caso arrivò all’improvviso. Tutti gli indizi portavano ad una persona. James chiese così a suo padre di riunire tutti gli agenti che erano stati negli ultimi due giorni nell’albergo, perchè aveva trovato la soluzione dei due crimini. James arrivò nella hall dell’albergo e cominciò il suo discorso: ”tra di voi signori c’è l’assassino della coppia e io so chi è. Ecco come è andata. La mattina del 10 agosto, la signora Ericson aveva chiamato il 911, dicendo di aver sentito dei rumori strani nella stanza accanto, e questo lo so perché ho sentito la signora riferirlo agli agenti che sono venuti per l’interrogatorio. Una volta arrivato, l’agente raccolse la denuncia della signora, poi bussò alla porta accanto, la ragazza aprì la porta e l’agente la accoltellò. Poi, l’assassino pazzo, come fa di solito, lasciò il coltello affianco alla vittima e scrisse su un foglio il numero della prossima stanza in cui avrebbe colpito che, per puro caso, era la numero 282.. Così l’agente si è offerto di sorvegliarla, avendo l’occasione di ucciderlo. L’assassino è lei, agente Morrison”. E l’agente Morrison ribattè: ”come fai ad insinuare questo, piccolo marmocchio!? Come fai a essere sicuro che sono io l’assassino?”. E James rispose: ”ha ha ha ha ha ha.. innanzitutto tu hai appena ammesso di esserlo, poi ho fatto una controllatina negli archivi dello stato e hai precedenti penali dall’età di 15 anni e sei stato in manicomio. Ma la prova schiacciante sono le tue impronte su un guanto che ti è caduto sotto il letto.