09/01/2018
Percy era un ragazzo particolare, figlio del dio greco Poseidone,
viveva in un campo per ragazzi come lui, definiti “mezzosangue”; il campo si trovava in mezzo al bosco e solo i mezzosangue potevano entrarvici.
Un giorno come tanti, Percy, di mattina presto, andò alla capanna di Atena, ovvero la casa di Annabeth, sua migliore amica, bussò alla porta decorata con spade e lance incrociate. Dopo aver bussato più volte Percy decise di entrare, sguainando la sua spada, chiamata vortice che, quando non era utilizzata come spada, era una comunissima penna regalatagli dal suo prof., capo del campo. Dopo aver sfondato la porta , dinanzi ai propri occhi gli si presentò il caos, conseguenza di un combattimento. Persy, attaccato al muro con un coltello insanguinato, vide un biglietto, lo prese e andò da Grover, suo migliore amico e anche suo custode satiro.
Insieme lessero lo lessero, su di esso c’era scritto: ”Se vorrai ritrovare Annabeth ,dovrai andare da mio padre negli inferi, il portale di accesso è collocato sulle 7 spine più famose del mondo. Tanti saluti!”
Allora partirono all’avventura, capendo subito che dovevano andare a New York con la Porsche Cayen di Grover , quindi attraversarono la Routh 66.
Arrivarono a destinazione, presero una camera in hotel, per passare la notte.
Durante il sonno Percy fece un incubo: sognò che Annabeth veniva data in sposa al figlio di Ade e che Grover fosse ucciso; Percy sapeva che i suoi sogni erano premonitori.
Il giorno dopo, mentre erano alla ricerca, Grover inciampò, cadendo con la faccia su un tombino; all’improvviso ne uscì un serpente gigante, lungo 22 metri. Allora Percy tirò fuori la spada e lo suo scudo e si mise a combatterlo, con un balzo provò a contrastarlo ma il mostro lo prese e lo scaraventò sulla Trump Tower. Percy provò con un attacco dall’alto ma il rettile se lo ingoiò, quindi Percy lo sgozzò dall’interno e come se non fosse successo niente, ripresero la loro camminata.
Arrivati sotto la Statua della Libertà decisero di servirsi dell’ascensore per il primo tratto e di proseguire dalle scale, iniziando una interminabile scalata sui numerosi scalini.
Proprio all’inizio sbucò una creatura, che gli parve famigliare: era la creatura che in gita scolastica lo aveva aggredito, cercando di ucciderlo.
Percy si preoccupò per prima cosa di mettere in salvo tutti i turisti presenti, in seguito con Grover si nascosero in piccolo baracchino, cominciando a lanciargli bustine di Ketchup e maionese, ma il mostro non se ne preoccupò nemmeno; solo dopo che Grover, dietro il tavolo, trovò un deodorante e un accendino, ebbe l’idea di costruire una sorta di arma incendiaria, che lanciò addosso al mostro che, impaurito, spaccando una finestra scappò.
Percy e Grover ancora una volta l’avevano scampata.
Ripresero a salire quei numerosi, infiniti scalini.
Dopo ore di camminata arrivarono in cima: il panorama era magnifico. Salirono fino al tetto dove trovarono un incredibile vortice luminoso, che sembrava quasi dirgli: ”Entrate!”
Il primo ad entrare c fu Percy e poi, titubante, entrò Grover. iragazzi videro subito una tristezza incredibile: anime che bruciavano, persone che piangevano e altre morte; videro anche il Dio Ade e suo figlio. Porchos.
Tutti erano vestiti elegantemente come se ci fosse un matrimonio, Percy capì subito che il suo incubo si stava avverando.
Allora disse a Grover: ”Tu rimani qua, vado io!”
Con un cenno di felicità Grover disse: ”ok!”
Passando inosservato, Percy si avvicinò il più possibile ad Annabeth, che lo vide e gli andò in contro. Ade la vide e vide e provò ad imprigionarlo. Percy subito lo sgozzò, senza esitazione; Porchos ebbe paura di Percy e così decise di non contrastarlo neanche.
E felicemente tornarono al campo a fare quel dannato allenamento.