08/02/2019
Finalmente ho anch'io una giornata libera, in commissariato il lavoro non finisce mai. Oggi, dopo tanto tempo, voglio trascorrere tutto il giorno seduto sul divano con una coperta e una tazza di tè caldo. Accendo la tv, quando sento squillare il telefono...era Silvio, il mio collega:«HAI SENTITO IL TELEGIORNALE??» Disse Lui con un tono di voce preoccupato. "NO, HO APPENA ACCESO LA TV, PERCHÉ? COS'È SUCCESSO?" risposi io. «MICHEL! TORNA SUBITO IN COMMISSARIATO! È URGENTE!» Aggiunse Silvio. Quando sentii il mio nome pensai che fosse davvero importante. Arrivai al lavoro e Silvio mi invitò a seguirlo. Salimmo in macchina e non avevo la minima idea di dove dovessimo andare. Arrivammo davanti ad un lago, vidi una pattuglia di poliziotti e il detective Jhon. Silvio una settimana prima mi aveva raccontato della scomparsa di tre ragazzi. Quando mi avvicinai alla riva del lago vidi tre corpi, erano proprio loro: Giovanni, Sebastiano e Matteo. Sebastiano era il più piccolo, aveva 12 anni, mentre Giovanni e Matteo ne avevano 14. Il detective mi fece notare dei segni di strangolamento e al polso di ciascuno c'era un braccialetto di cuoio con inciso il nome "Andrea". Prendemmo il braccialetto e lo portammo dalla polizia scientifica, facendolo analizzare. Le impronte digitali corrispondevano a quelle di un delinquente che era stato arrestato più volte per spaccio di droga. Nel braccialetto fu trovato un cip, al cui interno c'era una microcamera. Dopo ore di ricerche si riuscì ad entrare nell'account e trovammo dei video. Li guardai e vidi lo spacciatore che minacciava i ragazzi di uccidere le loro famiglie se non avessero fatto quello che diceva lui; tramite il cip poteva sapere quello che facevano e li controllava. Il delinquente obbligava i ragazzi a spacciare droga...perché li ricattava di fare del male alle loro famiglia, nel caso si fossero rifiutati o lo avessero denunciato. Ad un certo punto però, i ragazzi avevano deciso di raccontare tutto alla polizia, ma lo spacciatore avevo comprese le loro intenzioni. Quindi aveva rapito i tre ragazzi, li aveva condotti al lago e strangolati con una corda, ma quando stava per togliergli i braccialetti e nascondere le prove, era sopraggiunta una coppia che stava passeggiando; lo spacciatore buttò velocemente i loro corpi nel lago senza togliere i braccialetti. A quel punto ordinai subito di controllare tutte le persone che avevano lasciato il paese in quei giorni. Dopo settimane di ricerche senza nessun risultato, ci giunse una notizia inaspettata: un uomo di nome Andrea, di 42 anni aveva lasciato il paese nello stesso giorno della scomparsa dei ragazzi. Era andato in un piccolo paesino della Sicilia. Subito ci precipitammo in quel luogo ma quando arrivammo era troppo tardi...si era suicidato, non sappiamo bene il motivo, forse non sopportava il pensiero di aver ucciso tre ragazzi innocenti.