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Ci vuole solo pazienza...

10/02/2020


 

 

Alle 8:30, preciso come un orologio svizzero, ero davanti alla mia scuola: l’istituto secondario di primo grado “Casa del Diavolo” di Femminamorta in provincia di Pistoia. Il mio caro Pierroberto Maria Testacaliente aveva sbattuto contro l’idrante situato appena fuori dalla scuola ed aveva inondato il giardino. Era uscita subito la preside che, presa dal panico, chiamò tre volte i pompieri, una volta la polizia forestale e, per sbaglio, il suo kebabbaro preferito, situato all’angolo di piazza del Babbuino. Approfittando dell’occasione ordinò tre vaschette di kebab piccante, due di kebab senza il piccante, una pizza kebab, 5 porzioni di patatine fritte e un litro e mezzo di coca cola ( ha offerto tutto alla mensa). Ma torniamo al nostro Pierroberto.

Pierroberto era un ragazzo di 12 anni afflitto da una grave malattia mentale, il polemicismo, diagnosticata dall’ospedale Maria Goretti di Femminamorta, all’età di soli due anni. “Non sapeva ancora parlare, ma già con dei gesti sapeva polemizzare” (citazione del padre di Pierroberto, Eustorgio Testacaliente). Pierroberto Maria aveva una conformazione fisica che ricordava una pera: magro magro nell’addome e poi, sotto l’ombelico, un’esplosione di ciccia e cellulite messe assieme che conferivano al bacino una circonferenza di 180 cm  (record di Femminamorta). Non era per niente alto ed ha i capelli di un nero corvino sistemati come un pungiglione sopra la sua grossa capoccia. Per la sua irascibilità la preside conosceva meglio lui che i suoi figli. Pierroberto aveva anche una sorella Mariangiongiangela  Pierro Testacaliente. Lei cercava sempre di aiutarlo e calmarlo quando si arrabbiava, perché veniva preso in  preso giro per il suo secondo nome: “Maria”. Quando succedeva,  prendeva tutto ciò che aveva sotto mira (matite colorate, penne, astucci, sedie, banchi, persone…) e lo lanciava contro il muro. Una volta, era così arrabbiato che tirò un pugno sul banco, spaccandolo in mille pezzi. Dopo che i pompieri ebbero fatto il loro dovere, Pierroberto fu sospeso per tre settimane, la preside mangiò parte del suo kebab e noi tornammo a casa

 

TRE SETTIMANE DOPO

Come ogni mattina ero arrivato puntuale a scuola. Pierroberto era tornato ed insieme a lui era arrivata una nuova compagna, Santa Pazienza. Era una ragazza bellissima, proveniente dalla Spagna. Pierroberto se ne era subito innamorato.

Essendo una persona goffa, ogni volta che voleva parlarle, se ne usciva con delle battute del tipo: ”Tu ti chiami Santa Pazienza però io di pazienza ne ho poca”. Invocando il Signore, ogni volta lei se ne andava e Pierroberto si arrabbiava e tirava pugni al muro, per poi chiederle scusa.

Quello stesso pomeriggio  Pierroberto Maria stava scendendo le scale quando, vede lei: illuminata da un raggio di sole propenso verso il basso, con i capelli che ondulavano al vento, gli occhi di un azzurro cristallino riflettevano i raggi del sole. Sulla sua spalla due usignoli che canticchiavano e lei che cantava con loro. Pierroberto accorse da lei con fare frettoloso, non vide una buccia di banana sulla quale scivolò. Dopo aver fatto un triplo axel e un salto carpiato cadde. Lei rise insieme a tutte le persone presenti. Ovviamente Pierroberto si arrabbiò, prese una sedia e la lanciò alla cavolo di cane. Quella sedia colpì un professore e Pierroberto venne espulso immediatamente. Dovette trasferirsi e di lui, dopo quel giorno, non ebbi più notizie.

M. Mazzilli - C. Troilo - A. Caronelli_G. Del Duca_classe 2^ B - Scuola Media "Verdi" (a.s. 2019 - 2020)

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