02/03/2023
In una fredda serata d’inverno il detective Rossi, dopo una lunga giornata di lavoro, si trovava sdraiato sul letto sul punto di addormentarsi quando, improvvisamente, sentì il telefono di casa squillare. “Chi è?” chiese l’investigatore di malavoglia, “Aiuto! Ho sentito un rumore provenire dallo studio del signor Chiaramonti” disse ansimante l’uomo dall’altra parte della cornetta, “Ok, ma lei chi è?” chiese di nuovo il detective, “Sono Mario, il maggiordomo del signor Chiaramonti”. Allora, il signor Rossi si diresse verso la casa dell’ingegnere; bussò alla porta, entrò in casa e sfondò la porta dell’ufficio. Appena entrato, vide il corpo del signor Chiaramonti disteso sulla scrivania, senza vita. Iniziarono le indagini. Cercò delle prove vicino al cadavere e trovò per terra una tazza frantumata e un liquido, apparentemente del tè. L’investigatore chiese all’uomo: “E’ lei che porta il tè all’ingegnere” - “Sì, perché?” - “Giusto per sapere” e il detective scovò il primo possibile sospettato. La mattina seguente, il detective e il maggiordomo si recarono alla scientifica della polizia locale per far analizzare il liquido e il cadavere. Dopo circa 5 ore ebbero i risultati: il “tè” corrispondeva allo stesso liquido trovato nel corpo dell’uomo ed era una miscela di veleno di Belladonna. A quel punto, il maggiordomo disse: “La Belladonna, il fiore preferito della sua ex-moglie”; l’investigatore, insospettito dalla frase dell’uomo, gli chiese: “Sa dove vive la donna?” e il signore ribattè: “Sì, abita non molto lontano da qui” e gli indicò la strada.
Giunto a destinazione, interrogò la signora; lui chiese: “Salve signora, è lei l’ex moglie del signor Chiaramonti?” e lei rispose: “Sì, sono io. Cosa vuole?”. Prima di poter chiedere qualsiasi altra cosa, l’investigatore ricevette una chiamata dal maggiordomo, che gli comunicava: “Detective, ho scoperto chi è il colpevole! E’ Ro… Ugh” ed esalò l’ultimo respiro; il signor Rossi esclamò: “Mario, Mario! Ci sei? Rispondi!" ma niente da fare, era ormai morto. In quel momento, la donna disse: “Si riferiva a Rosa, la fidanzata di mio figlio Matteo” - “Che lavoro fanno?” - “Rosa fa la botanica, mentre Matteo il farmacista. Ogni Natale mi regalano una pianta di Belladonna” - “Belladonna?” - “Sì, perché?”. Ora tutti i tasselli combaciavano e il detective giunse a una conclusione: i colpevoli erano Matteo e Rosa. Il movente? Prima di tutto l’eredità, ma anche per far giustizia alla madre. Ora i poveretti si trovano in due ospedali psichiatrici differenti.