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”Tempi moderni”

27/03/2008


di
Ilaria Cannizzaro - Laboratorio Mass-Media





Regista: Charles Chaphlin

Titolo: “Tempi Moderni”

Nazionalità: Usa

Notizie tecniche: bianco e nero, muto, qualche sonoro.

Scenografo: Charles Hall.

Anno: 1936

Genere: commedia

Argomento: Il film inizia con un operaio che lavora in una fabbrica alla catena di montaggio. A causa del lavoro ripetitivo che svolgeva è vittima di un forte esaurimento nervoso, che lo costringe ad andare in clinica.
Nello stesso momento, in città, v’ è una famiglia formata da un padre disoccupato e tre figlie ladruncole. Queste ultime fanno di tutto per rendere felice il padre, soprattutto quella più grande. Il padre, durante una manifestazione di protesta rimane ucciso; le figlie vengono affidate ad un orfanotrofio, la ragazza più grande però riesce a scappare. Intanto, il signore “famoso” viene dimesso dall’ospedale e in maniera casuale, incontra la ragazza salvandola dalla cattura dei poliziotti.
Il signore uscito dall’ospedale, intanto, prova a trovare un lavoro, ma invano, mentre l’orfanella continua a mettersi nei pasticci; i due, alla fine, diventano grandi amici e vanno a vivere insieme in una baracca traballante. Charlotte vittima di molte disavventure entra ed esce dal carcere, invece l’orfanella trova lavoro come ballerina in un noto locale.
Il signore “famoso” viene scarcerato e trova lavoro come cameriere e cantante nello stesso locale della sua amica.
Ad un certo punto, arrivano i poliziotti a cercare la ragazza, per arrestarla per i furti commessi in precedenza, ma lei e lui riescono a fuggire.


Le scene più importanti : quando la ragazza ruba il pane; quando lei balla nel ristorante, quando il signore e la ragazza fuggono.


Giudizio: E’ un film molto bello, che rappresenta i tempi in cui la fabbrica si stava affermando prepotentemente e le macchine avevano già preso il posto degli operai, che erano sottoposti ad un lavoro ripetitivo e monotono.


A chi consigliarlo: Questo film può guardarlo tutta la famiglia. Lo consiglierei soprattutto alle persone ossessionate dal lavoro

Ilaria Cannizzaro - Laboratorio Mass-Media

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