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“Io speriamo che me la cavo”

27/03/2008


di
Andrea Gerli - Laboratorio Mass Media




REGISTA: Lina Wertmuller

TITOLO: “Io speriamo che me la cavo”

INTERPRETI: Paolo Villaggio, Ciro Esposito e Isa Danieli

CASA PRODUTTRICE: Mario e Vittorio Cecchi Gori

NAZIONALITA’: Italia

ANNO: 2001

GENERE: commedia, drammatico

NOTIZIE TECNICHE: sonoro, colori

ARGOMENTO:
Trasferito a Corzano, in provincia di Napoli, solo per l’errore del Provveditorato agli Studi, il maestro Marco Tullio Sperelli è stato destinato ad una terza elementare. Lui, ligure, bravo ed onest’uomo, si trova subito in una situazione pressoché disastrosa. Non più di tre allievi in classe; il quarto deve andare a cercarselo a domicilio, gli altri (in tutto sono una ventina) li recupera qua e là, quasi sempre in strada. Nella classe ci sono bambini furbi, per lo più allegri: una bambina, Rosinella, che fa la tenera con il maestro; Vincenzino, intelligente e svelto; nonché Raffaele, il più grande, già implicato a far da messaggero per la camorra locale. Per questo Sperelli, malgrado la propria mitezza, dà un ceffone a Raffaele il quale giura vendetta. Ma quel gesto violento propizia definitivamente al maestro il massimo rispetto di tutti i ragazzi. D’altra parte lui si preoccupa di tutti i suoi allievi, anche se ha già chiesto un altro trasferimento, poiché con quei ragazzi ed il loro ambiente pensa che non ce la farà mai. La madre di Raffaele, dopo avergli chiesto aiuto nel seguire il ragazzo perchè il marito non può occuparsi della sfortunata famiglia, quando una sera sta male accetta l’intervento di Sperelli che porta la donna all’ospedale e, con un altro gesto per lui insolito, s’impone al personale per ottenere un’immediata sistemazione della donna. Proprio mentre Raffaele sembra aver cambiato comportamento e pericolose amicizie e ormai i ragazzi gli si sono affezionati, ecco che Sperelli riceve la comunicazione del suo trasferimento al nord. Tutta la classe, con la direttrice e i padroni di casa (un po’ bizzarri, ma con lui sempre delicati e premurosi) sono alla stazione a salutare il maestro che se ne va per sempre. E Sperelli, che giorno dopo giorno si è lasciato addolcire e incantare da un clima e da un calore umano senza paragoni possibili, legge commosso in treno il tema ”su di una parabola evangelica” che Raffaele gli ha consegnato all’ultimo minuto. Il tema (a scelta e il ragazzo ha scelto quello sulla fine del mondo) è bellissimo, la descrizione adeguatamente drammatica e sorridendo alla speranza, il piccolo napoletano conclude fiducioso: ”io speriamo che me la cavo”.

TRASPOSIZIONE DAL LIBRO: “Io speriamo che me la cavo” di Marcello D’orta

LE SCENE PIU’ IMPORTANTI: 1_ il maestro all’ospedale difende il ragazzino
2_ alla fine del film, quando il maestro legge il compito in classe del ragazzino

MESSAGGIO: i bambini non devono essere sfruttati per attività lavorative, ma adevono andare a scuola

GIUDIZIO: un ottimo film perché fa capire che non ci sono solo paesi tutti in ordine con gente per bene ma ci sono anche paesi con gente malandata

A CHI CONSIGLIARLO: a tutta la gente

Andrea Gerli - Laboratorio Mass Media

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