27/03/2008
REGISTA: Roberto Rossellini TITOLO: “W l’Italia” INTERPRETI: Renzo Ricci, Paolo Stoppa, Franco Interlenghi, Giovanna Ralli NAZIONALITÀ: Italia-Francia SCENEGGIATORI: Sergio Amidei, Diego Fabbri, Antonio Petrucci, Roberto Rossellini, Antonello Trombadori NOTIZIE TECNICHE: colori, sonoro GENERE: storico, drammatico ANNO: 1961 ARGOMENTO: Nel 1860 l’Italia era divisa in sette Stati e l’obiettivo era quello di creare uno Stato unito cacciando gli stranieri. In quel tempo il Papa regnante era Pio IX. La scintilla rivoluzionaria scoppia a Palermo, dove un’associazione clandestina è pronta alla rivolta; il moto è subito represso dall’esercito Borbonico. I rivoluzionari sono legati e fucilati, ma la folla è contraria e tenta di ribellarsi. Il 15 aprile 1860 Giuseppe Garibaldi si incontra a Genova con il generale dell’esercito che lo informa che la mattina seguente sarebbero partiti verso Palermo, dove era scoppiata una rivoluzione contro gli stranieri. Le prime pagine di tutti i giornali informano che Garibaldi si è imbarcato nottetempo dalla città di Quarto assieme a 1000 volontari per tentare l’eroica impresa di liberare tutto il Mezzogiorno e unificare l’Italia; lo sbarco avviene a Marsala, in Sicilia. Nel frattempo i Borboni sono informati dell’arrivo dei soldati i e si riuniscono per cercare di fermare i Mille a Calatafimi. Quindi, l’esercito regnante si apposta astutamente e tiene costantemente d’occhio gli avversari, chiamati anche “Camicie Rosse”. … inizia la guerra senza esclusione di colpi, è Garibaldi, con l’aiuto dei suoi soldati, anche se in parte decimati dalla guerra, ad avere la meglio. La folla acclama i vincitori e dà loro la forza e la volontà di continuare. Garibaldi compie un grande gesto di solidarietà visitando l’ospedale dove i feriti borbonici sono curati e si complimenta con loro. I soldati garibaldini, dopo aver “incassato” la prima vittoria, continuano la liberazione della Sicilia e si avviano verso la città di Palermo. Lo scontro ha inizio ed ancora una volta è Garibaldi a vincere, anche se al termine si incontra con i generali borbonici per discutere sui problemi civili. Per ordine di Nino Bixio, aiutante del generale rivoluzionario, sono fucilati alcuni ribelli e si mette in atto una dura repressione. La liberazione del generale italiano procede senza sosta. E adesso è lo Stretto di Messina che divideva il fallimento dalla vittoria. Garibaldi, nel mezzo di una discussione con Ciro Menotti, uscito dal carcere duro, afferma di sentirsi responsabile di tutte quelle vite e quindi non voleva condurre tutti al massacro, ma Menotti è disposto, come ognuno dei volontari italiani, a fare qualsiasi cosa pur di ottenere l’Italia unita. E’ proprio un soldato garibaldino ad attraversare quasi completamente a nuoto lo Stretto, per non farsi scorgere dai nemici e tenta di preparare lo sbarco dei Mille. Nel frattempo alcuni generali borbonici irrompono in una casa per arrestare gli organizzatori di una rivolta che sarebbe scoppiata a momenti. Una donna avvisa le “Camicie Rosse” che attraversavano il mare della presenza dei nemici, ma Garibaldi, riprese tutte le forze, approda in Calabria e dopo una serie di scontri, la libera dagli stranieri. Ormai le vittorie sono innumerevoli e Garibaldi incontra Mazzini, che si dice incredulo rispetto alla liberazione della Sicilia e in generale del Mezzogiorno, ma gli ricorda che manca ancora Roma per ottenere l’unificazione d’Italia e quindi nasce una di