I miei alunni | Recensioni film

“Viaggio a Kandahar” > “VIAGGIO A KANDAHAR”

“VIAGGIO A KANDAHAR”

27/03/2008


di
Alessandro Venosa - 3^ N




REGISTA: Mohsen Makhmalbaf

TITOLO: “Viaggio a Kandahar”

INTERPRETI: Niloufar Pazira, Hassan Tantaï, Sadou Teymouri

CASA PRODUTTRICE: Makhmalbaf Film House Bac Films

NAZIONALITÀ: Iran/Francia

SCENEGGIATORI: Mohsen Makhmalbaf

NOTIZIE TECNICHE: colori, sonoro

ANNO: 2001

GENERE: drammatico



ARGOMENTO:

Nafas, una giovane giornalista fuggita dall’Afghanistan durante la guerra e rifugiatasi in Canada, decide di ritornare nella terra natale quando riceve una lettera disperata da sua sorella minore che le comunica che lì la situazione femminile è davvero peggiorata e minaccia di suicidarsi nel giorno dell’ultima eclissi del millennio. Nafas s’ introduce illegalmente in Afghanistan con un elicottero della croce rossa e intanto racconta la situazione sociale nel paese, sottolineando che le donne costituiscono il 50% della popolazione ma molte non hanno nome, sono anonime, e soprannominate “teste nere”.
La ragazza ha molta fretta di raggiungere Kandahar (dove si trova la sorella), e sta viaggiando in comitiva con gente del posto a bordo di una piccola ape; ma per gli altri ogni pretesto è buono per fermarsi.
Infatti, le donne sempre con il volto coperto dal burka, si truccano astutamente sotto le proprie “vestaglie”, dato che la legge non ammette ciò.
Ma all’improvviso… arrivano dei ladri che si impadroniscono del mezzo su cui viaggiavano bambini, donne e Nafas, che entro due giorni deve essere a destinazione.
La ragazza abbandona il gruppo.
Intanto l’attenzione si sposta nelle scuole dove piccoli ragazzi studiano il “Corano”, tutto con regole rigidissime.
A questo proposito un bambino è cacciato dalla scuola, e si offre per accompagnare Nafas verso Kandahar; cercando in tutti i modi di ricavare denaro dalla ragazza per poi portarlo alla mamma.
Non a caso viene pagato da Nafas per sentire il canto per cui è famoso e poi per un anello, venduto a forza, trovato nelle mani di un cadavere nel deserto.
Il film sottolinea anche il modo di visitare le persone: una bambina è costretta a riferire le cure del medico alla mamma, siccome alle donne è proibito farsi visitare da un medico maschio.
Anche Nafas, accompagnata dal ragazzo, è visitata perché aveva bevuto dell’acqua di un pozzo collocato nel deserto ed ora non si sentiva bene.
Il medico la invita ad avvicinare ad un buco la bocca e gli occhi e nota che Nafas è affetta da una grave malattia e le prescrive le cure. Ma in seguito si scopre che il medico è solamente un nero americano senza laurea che cerca di trovare un Dio che non vuol farsi raggiungere, e sconsiglia alla nuova amica di non proseguire il viaggio con l’adolescente, ma continuarlo con lui.
Così Nafas ascolta i consigli del medico e decide di raggiungere la meta con lui; nel corso del viaggio è proprio il finto dottore a parlare della sua storia e della sua sofferenza.
Il regista, infine, decide di spostare la scena in un ospedale da campo della Croce Rossa, dove sono molte le persone di sesso maschile rimaste mutilate a causa delle mine anti-uomo lasciate dai Russi durante la guerra.
Tutti sono molto sofferenti ma il sorriso torna sulle loro labbra quando dal cielo piombano decine di protesi e quindi danno vita ad una sorta di competizione per “aggiudicarsi” le proprie protesi.
Si riprende il viaggio e …tutto è bene quello che finisce bene!
Infatti il medico lascia l’incarico di “guida” ad un imbroglione per vocazione e necessita’ che<

Venosa Alessandro - 3^ N

Lascia un Commento


Informativa ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 196/2003:
i dati personali, sono raccolti al fine di registrare l’Utente, di attivare nei suoi confronti i servizi richiesti e di prestare le relative comunicazioni. I dati sono trattati elettronicamente nel rispetto delle leggi vigenti. L’interessato gode dei diritti di cui all’art.7 D.Lgs 196/2003.